Durante la riunione del 15 ottobre 2024 abbiamo avuto ospite il Col. Ambrogio Zaffaroni, Direttore del “Museo Pietro Micca che ci ha parlato dell’organizzazione difensiva di Torino nell’assedio del 1706 .
Con una interessante e documentata relazione il Colonnello ha catturato l’attenzione dei presenti, per l’esposizione precisa e competente e per i contenuti estremamente chiari e completi.
Una delle pagine gloriose della storia sabauda, che ha visto preservare l’indipendenza e l’autonomia del regno piemontese dalle ingerenze di paesi stranieri, che hanno per secoli scorrazzato da un estremo all’altro della penisola italiana, sfruttando le divisioni in stati e staterelli, ciascuno in cerca di espansione e predominio.
Il teatro è quello della Guerra di Successione Spagnola (1701-1713), con centinaia di migliaia di caduti civili e militari e distruzione del substrato economico, essenzialmente agricolo, di quasi tutti gli stati europei.
Carlo II, Re di Spagna, muore nel 1700 senza figli e cita come erede nel testamento Filippo d’Angiò, un giovane nipote del Re di Francia Luigi XIV. Questo avrebbe significato veder confluire in un unico potere, quello del sovrano francese, le due importanti corone di Spagna e di Francia, situazione intollerabile per gli altri regnanti europei, in primo luogo Leopoldo d’Asburgo, Imperatore del Sacro Romano Impero, e Guglielmo III d’Inghilterra con l’Olanda.
In tutto questo che parte ha il Ducato di Savoia ? Da sempre il ducato ha il ruolo di guardiano delle Alpi, quindi non un ruolo di potenza economica e bellica, ma geo-politico.
Questo pone Vittorio Amedeo II alla mercè dei poteri forti e in particolare del regno di Francia di Luigi XIV, di cui è nipote acquisito. In una prima fase della guerra sceglie il campo francese, ma nel 1703, per una serie di interessanti rapporti diplomatici con le potenze marittime, si schiera con il campo avverso, l’Impero Asburgico.
A questo punto i francesi invadono la pianura padana e puntano su Torino.
Dall’altra parte Eugenio di Savoia, sconfitto dai francesi a Calcinato, risale verso Riva del Garda.
I francesi, convinti della sconfitta dell’esercito imperiale, pongono l’assedio a Torino, con i suoi 40.000 abitanti, ma Eugenio di Savoia, grande stratega, attraversa l’Adige, scende verso Ferrara, attraversa il Po e in circa 25 giorni porta i suoi 50.000 uomini da Asti verso Torino, e aggira i francesi provenienti da Chivasso. Senza esitazione Eugenio e Vittorio Amedeo attaccano i francesi alle spalle nella sacca tra Dora e Stura, zona Lucento, e in poco tempo hanno il sopravvento e mettono in fuga i nemici verso la Val di Susa.
La difesa di Torino si basava sulla rete di 15 km di gallerie di contromina, scavate ad una profondità di 16 metri su progetto di Antonio Bertola, per opporsi alle mine posate dagli assedianti, e si dipartivano dalla cittadella, nell’angolo sud-ovest della cinta muraria della città.
Tutto questo aveva lo scopo di tenere la guerra fuori dalle città, per non esporre la popolazione civile.
Con la prima guerra mondiale cambiano le regole del gioco: la guerra non coinvolge più solo i militari, ma anche le popolazioni. Durante la seconda guerra mondiale le città italiane e tedesche vengono bombardate a tappeto. E per parlare dei tempi attuali, le gallerie di Gaza sono scavate sotto gli edifici civili, vittime predestinate, spesso volutamente, dei bombardamenti.
Durante l’ultima guerra le gallerie di 350 anni fa, che correvano sotto i palazzi e nelle cantine, vennero utilizzate come rifugi antiaerei durante i bombardamenti dei nostri “amici inglesi”.
Durante e dopo la cena, al tavolo e di fronte all’uditorio, si è sviluppato un interessante scambio di opinioni sull’etica della guerra e su quanto le nuove visioni strategiche del mondo abbiano purtroppo fatto degenerare a livelli inaccettabili gli eventi bellici, già tragici e sconvolgenti di per sé, che di umano non hanno proprio nulla.
Un grande plauso al relatore e un arrivederci alla visita del Museo e delle gallerie Pietro Micca sabato 9 novembre alle h. 16,30.
Le foto della serata si possono visualizzare qui